Occhio per occhio. L’educazione tra rimproveri e sensi di colpa.

Nel mondo di oggi parlare di educazione è diventato un esercizio abbastanza complesso ma per riuscirci dobbiamo chiederci: –

Cos’è l’educazione?


L’educazione può essere definita come un processo che riguarda quella serie di atti e apprendimenti volti all’inserimento dell’individuo nella società. Molte volte osservando qualcuno ci capita di pensare: – Che maleducato!

In realtà stiamo giudicando il suo comportamento attraverso la nostra scala di valori e l’insieme di regole che a loro volta sono state forgiate da anni di educazione tramite la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari etc….etc…. e abbiamo interiorizzato fino a comportarci di conseguenza. Infatti, l’educazione è un processo che ha inizio con la nascita e perdura per tutto il corso della vita.

Un incontro, una chiacchierata tra amici, un film, ogni episodio contribuisce a formare la nostra scala valoriale e i nostri “copioni” sociali, cioè la serie di comportamenti socialmente adeguati per vivere bene insieme con gli altri.

Educazione e Globalizzazione

La complessità dell’educazione sta nel fatto che ogni epoca e ogni società ha la sua educazione. Nella contemporaneità abbiamo un’accelerazione, un mix di culture e scale di valori diverse e la loro vicinanza è data dalla globalizzazione e dalla comunicazione.

Quindi capita che per esempio nei bambini osserviamo atteggiamenti, modi e azioni che sono portati e imitati da video provenienti da ogni parte del mondo e questo fenomeno è molto più reale di quello che immaginiamo.

E’ celebre una foto recente di alcuni bambini africani che non hanno come vestirsi, ma utilizzano un pezzo di legno come fosse un telefonino mettendosi in posa e simulando un selfie.

Tutto questo causa nei genitori di oggi una crisi profonda tra quello che istintivamente sentono di dover fare come educatori consapevoli della loro storia educativa e quello che sia giusto fare per educare individui che possano riuscire a inserirsi in questa società a maglie larghe, globale.

Si oscilla tra il modello educativo degli anni 70/80, dove l’educazione è molto presente e puntuale e nel nostro immaginario personificata dalla mamma pronta a lanciare la classica scarpa, a quello attuale dove le famiglie hanno abbandonato il loro ruolo, tirato il freno a mano spalleggiati alle volte da una patologizzazione dell’infanzia e dell’adolescenza che le mette in crisi, creando un dubbio incessante sulla rigidità dell’intervento educativo e sul ruolo stesso della genitorialità come istituzione educativa fondamentale, in un mondo dell’infanzia dove i bambini decidono tutto esautorando i genitori da questo “oneroso fardello”.

Vi dirò la verità!

Non si può fare a meno dell’educazione soprattutto nell’età dell’infanzia! Nella storia abbiamo alcuni esempi famosi, si pensi agli studi sui bambini selvaggi, in cui sono stati vani i tentativi di reinserimento nella società e di rieducazione di bambini che fino alla pubertà sono cresciuti lontani dall’ambiente familiare.


In realtà al netto delle varie epoche e culture, c’è una serie di valori condivisibili e condivisi per favorire l’ingresso dell’individuo nella società e per far sì che la specie umana progredisca in maniera armoniosa condividendo risorse e realizzando appieno le aspirazioni degli individui. Valori che potremmo definire “umani”:
Il rispetto di sé e del prossimo (non far del male agli altri fisicamente o psicologicamente); l’empatia (la capacità di provare le stesse emozioni di chi si trova davanti a noi); la tolleranza (la differenza come ricchezza e valore); la sincerità e l’onestà (considerate le basi per ogni tipo di rapporto di fiducia).

Come comportarci per favorire e sviluppare questi valori nei nostri figli?


Il segreto sta nel fatto che noi intimamente sappiamo, intuiamo già quali comportamenti sono giusti o sbagliati perché come abbiamo detto prima, li abbiamo interiorizzati con l’educazione. Per avere una bussola che ci aiuti a non perderci nel tranello dei sensi di colpa legati anche alla nostra storia personale, bisogna individuare poche regole chiare e imparare a farle rispettare sempre.

Questo aiuterà il bambino a capire cosa può e non può fare e aiuterà noi genitori a trovare un equilibrio emotivo tra rimproveri e sensi di colpa. Condividere le regole con chi viene a contatto con i bambini, nonni, zii, istituzioni scolastiche quali asili, nidi contribuirà a chiarire sempre di più al bambino i confini e i limiti della sua azione.

Dare l’esempio sempre e comunque.

Se vogliamo insegnare al bambino che si mangia a tavola, dovremmo stare attenti a consumare i nostri cibi sempre seduti a tavola, anche gli spuntini. Alle parole devono sempre seguire i fatti. Bisogna stare molto attenti a quello che si dice ai bambini, alle promesse fatte e a mantenerle nel bene e nel male. I bambini sono molto attenti a quello che gli si dice e si comportano secondo le aspettative che noi generiamo loro. Quando diciamo che gli faremo guardare il cartone se mangia tutta la pasta, non possiamo disattendere al nostro “accordo”, perché il bambino perderà fiducia in noi e la volta successiva sarà più difficile che ci dia ascolto. Allo stesso tempo se esageriamo quando siamo arrabbiati e diciamo al bambino che non gli daremo più un giocattolo, poi dovremo mantenere la promessa e non cedere.
Le discussioni sull’educazione si fanno in privato. Quando si hanno visioni diverse dello stesso problema, è sempre meglio discutere in un secondo momento, tra genitori, sugli atteggiamenti da tenere, mentre è preferibile davanti al bambino assumere un atteggiamento coeso, un blocco unico d’intenti. Se così non fosse il bambino, capirà subito rispetto a quali routine un genitore è più permissivo dell’altro provando a manipolare la situazione a suo vantaggio per raggiungere i suoi obiettivi.
Si dice che quando nasce un figlio nascono anche un papà e una mamma ma in realtà dentro di noi abbiamo già tutto quello che ci serve. Tutti gli strumenti necessari li abbiamo con noi e riguardano noi stessi. In un certo senso siamo nati per questo, per trasferire il nostro corredo genetico e quello che abbiamo imparato a qualcun altro.

Diventare educatori tramite la genitorialità è un po’ diventare se stessi e assumere un ruolo da protagonisti nella propria vita e nel mondo.

“Per gli esseri primitivi come noi la vita sembra avere un solo unico scopo: guadagnare tempo. E
sopravvivere nel tempo sembra anche essere l’unico vero scopo di ciascuna delle cellule dei nostri corpi. Per raggiungere tale obiettivo la massa di cellule che compone lombrichi ed esseri umani, ha
solo due soluzioni: essere immortali o riprodursi. Se l’habitat non è sufficientemente favorevole o nutritivo, la cellula sceglierà l’immortalità. In altre parole l’autosufficienza e l’autogestione. Al contrario
se l’habitat è abbastanza favorevole, allora sceglierà di riprodursi. In questa maniera quando muore, trasmetterà informazioni essenziali e conoscenza alla cellula successiva che le trasmetterà a quella
successiva e così via. Quindi il sapere e l’apprendimento vengono trasmessi nel tempo.” Lucy film 2014



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